No line on the Horizon non è un capolavoro. Semplicemente perché chi scrive non condivide il concetto di capolavoro. Esistono album ben riusciti e ispirati, album mediocri e album non riusciti. No Line on the Horizon è un album che appartiene alla prima categoria. Dopo 12 anni di svarione creativo la band irlandese ha deciso di rimboccarsi le maniche e di mettersi a lavorare sul serio. Ha aggiustato la mira elevando la maturità delle composizioni idonee adesso a degli artisti quasi cinquantenni. Dall'inizio alla fine l'album risulta equilibrato con nessun calo vistoso e con nessuna forzatura. Il disco è strutturato sostanzialmente in tre parti: la prima e la terza contengono i brani più curati e riflessivi mentre la seconda parte, composta dal trittico Crazy-Boots-Commedy, ha il ruolo di spartiacque ed è la parte più leggera, ma non banale, dell'album.
In tutte le canzoni si registra il ritorno prepotente della sezione ritmica della band ed un incredibile approccio equilibrato di The Edge che sembra azzeccare ogni riff, ogni assolo ed ogni effetto prodotto dalle sue chitarre. Discorso a parte va fatto per Bono. Il cantante sembra aver ritrovato la sua vena interpretativa, particolarmente evidente nei pezzi Moment Breathe e Stand-Up, grazie anche ad un ritorno a testi meno personali ma comunque intensi.
La produzione dell'album è stata affidata a Brian Eno e Daniel Lanois compagni di sempre del gruppo e definiti spesso veri e propri membri della Band. In No line on the Horizon, quest'ultima definizione, diventa reale e tangibile. Molte tracce, infatti, sono state composte da tutti e sei insieme e si può dire che è questa la vera e propria novità e forza di questo album. Rispetto alle canzoni sovra prodotte di How To Dismantle an Atomic Bomb qui i due produttori intervengo in maniera sublime senza deturpare le canzoni ma solo arricchendole e impreziosendole. Probabilmente senza la presenza dei due "nuovi componenti” a quest'ora staremmo parlando di un altro album.
martedì 24 febbraio 2009
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